A PROPOSITO DI MOLESTIE ALLE RAGAZZE
Aveva capelli corvini ed occhi di cerbiatta. Ma non per questo sentivo l’esigenza di fare qualcosa, per quella povera ragazza che proseguiva a testa bassa e non vedeva l’ora di arrivare a casa.
Era da poco passato il camionista, che affacciatosi dal finestrino le aveva gridato: “Ah bona, lo sai che sei proprio bona?”. E prima di lui tre ragazzini, di nemmeno quindici anni, le avevano sussurrato qualcosa all’orecchio senza ottenere alcuna reazione, e solo un piccolo cenno di stizza quando il più piccolo dei tre ha cercato di stringerle uno dei pomi, gelosamente custoditi sotto un corpetto nero.
La ragazza ha accelerato il passo, per evitare di soggiacere a tutte quelle molestie che le si abbattevano addosso, senza poterci fare niente, né nulla di buono facevano sperare quei risolini, un po’ compiaciuti ed un po’ complici, di uomini e donne che le scorrevano intorno. Si sa, l’uomo è cacciatore e la donna è preda.
Non ci ho visto più, quando un paio di vitelloni sulla quarantina le si sono attaccati dietro, con gesti ed inviti osceni. “Signorina, vuole venire con noi. Le faremo vedere le stelle, ma senza farle male. Anzi, siamo sicuri le piacerà!”. E’ l’unica frase che mi sento di ripetere, su un giornale castigato come questo, ma vi assicuro che le altre frasi neanche su certi giornali si potrebbero riferire.
Capirete adesso perché non ci ho visto più. Ho lanciato intorno gli occhi, alla ricerca di una camionetta dei carabinieri. La mia agitazione era ormai così irrefrenabile che solo la forza pubblica poteva tacitarla. E sono stato davvero fortunato a vederla subito spuntare da un angolo, anche se i due vitelli attempati avevano già cambiato direzione.
In ogni caso mi sarei avvicinato, avrei detto tutto quello che la povera ragazza aveva subìto lungo il percorso di una pubblica via. Ma proprio in quel momento la macchina dei carabinieri, con due giovanissimi militi a bordo, si avvicinava alla trepida cerbiatta: “Signorina, ha bisogno di protezione? Venga, venga con noi, vedrà come la proteggeremo…”, le ha detto uno dei due con ebete sorriso, e di nuovo giù la testa della ragazza, che allungava il passo, solo desiderosa di uscire presto da quell’infinito tunnel che la stava portando a casa.